SIAMO TUTTI ROM

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Ho letto un libro. Lo so non è una novità, ma credo di aver letto, per la prima volta in vita mia, un libro dove uno dei due protagonisti, eroe positivo, è un rom. Un rom che è brutto sporco e cattivo, come vuole la vulgata, ma non solo.

Quel rom e tutta la sua comunità, vengono raccontati per quello che sono in realtà: un popolo imperfetto, con però alle spalle una cultura ancestrale e una religiosità incrollabile. Ma anche uno stigma indelebile che li perseguita. Lo stigma che ci fa stringere la borsetta quando la signora Pautasso li incrocia al mercato e fa raccogliere firme nei gazebo per far sgomberare a colpi di ruspa l’accampamento sorto troppo vicino alle nuove villette a schiera. Gli zingari popolano il razzismo che crediamo di non avere, e che mai nessuno redimerà.

Flavio Troisi, scrittore, ghostwriter e youtuber torinese ha scritto per Autori RiunitiOgni luogo un delitto”. È uscito da pochissimo ed è già alla prima ristampa. Non sono sorpreso. Flavio (che è un tipo interessante, colto, con una visione del mondo che non ama l’ovvio), ha scritto davvero un bel libro, un intrigante viaggio nel mondo zigano, in un accampamento che ha collocato in Val Susa, nella “valle che resiste” (più ai tempi che cambiano troppo rapidamente le vite, che al treno veloce), ma soprattutto ha trasformato un riuscitissimo racconto thriller, in un piccolo manifesto di lucida protesta.

Tutti i protagonisti del libro di Troisi sono alla ricerca di un Piano B, di una seconda possibilità. Sono stanchi di un modello sociale nel quale non si identificano e, alla faccia di ogni regola non scritta, si costruiscono, un pezzo alla volta, un’alternativa, un luogo nel quale poter essere se stessi fino in fondo.

Costel, autorevole boss della comunità rom e Fabio, ex dirigente scaricato dalla multinazionale di turno reinventatosi muratore, si ritrovano senza volerlo nemmeno per un secondo a dover fare i conti con una brutta (bruttissima) storia di sangue e perversione.

Tra i due nasce quel legame di amicizia che nessuno dei due avrebbe mai messo in conto e scoprono due cose. Uno: di essere dei discreti investigatori. Due: di essere molto più simili di quanto ipotizzabile.

Costel è un uomo in fuga, come tutti gli zingari del globo, da una storia infinita di pregiudizi, Fabio, invece, dopo essere stato preso a calci nel sedere da ciò in cui credeva, ha bisogno di riprendersi in mano la propria esistenza. Questa storiaccia brutta, darà loro l’opportunità per svoltare.

Non so se in un libro vada cercata la “morale della storia“, ma io, in “Ogni luogo un delitto”, ho trovato questa: la ricerca di un posto nuovo nel quale dormire il sonno del giusto, prima o poi, tocca tutti e ci rende, che lo si voglia o meno, nomadi. Anche se non abbiamo origini slave, non suoniamo violìni zigani, non siamo circensi, non svuotiamo appartamenti o rubiamo portafogli sul tram. Siamo un po’ rom, anche se siamo gagi

Rom, per la cronaca, significa “uomo”.

(la foto è scaricata da Flickr, ed è di Giuseppe De Marte)