IL METODO GIOELE

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Ho finito di leggere da poco l’ultimo libro di Gioele Urso. Si intitola A Torino si uccide per nulla“, è il suo quarto giallo e lo ha pubblicato ancora con Golem Edizioni.

Il libro è una mini raccolta di racconti gialli. Ce ne sono quattro e il secondo, “La pasticceria di Torino“, secondo me è di gran lunga il più bello. Acchiappa dalla prima all’ultima parola.

Però qui non ho intenzione di recensire il libro (on line troverete numerosi e autorevoli giudizi lusinghieri), quanto di focalizzare l’attenzione sull’autore.

Gioele è ancora da considerarsi giovane, visto che è un classe 1983. Fa il giornalista (anzi, il video giornalista) ormai da oltre vent’anni e da una decina d’anni coltiva la propria vena creativa, facendo del “giallo” qualcosa in più di un semplice hobby.

Gioele, anche pubblicamente, si è posto una domanda credo decisiva per chi scrive un libro: “Come faccio ad arrivare ai lettori, a far conoscere il mio lavoro, visto che la macchina della distribuzione libraria privilegia solo una piccola fetta del mercato editoriale e ignora del tutto il resto?

Nota a margine: non basta scrivere bei libri per essere sicuri di venderli. Se le regole del marketing valgono per la Nutella, figuriamoci se non valgono per quel libro che faticosamente sei riuscito a far pubblicare da un editore decoroso.

Gioele (che scrive bene e si è affidato sempre a editori seri) si è dato una risposta semplice. Visto che se Maometto non va alla montagna etc. etc., si è rimboccato le maniche e ha iniziato a muoversi autonomamente nel mondo digitale come scrittore costruendosi reputazione e pubblico.

Sembra facile, ma non lo è. Gioele Urso è un autore credibile non solo quando pubblica, ma anche quando si racconta. Cura una seguitissima newsletter su Substack che si intitola Scrivere Crime, ha un sito personale che abbraccia gli altri ambiti del suo lavoro, si muove con costanza su Facebook, Instagram e TikTok. Lo fa in modo semplice, leggero, ma coordinato. Direi di più: pensato.

Non è un dettaglio. Anche i social, regno del cazzeggio, cloaca digitale, bile che si trasforma in commento caustico, possono offrire l’opportunità di raccontare (se lo sai fare) chi sei davvero e cosa fai.

Gioele lo sa fare. Ed è su questo punto che la mia attenzione si concentra. Esiste, a mio avviso, un metodo Gioele. Non so se è replicabile, se è costruito con mattoncini Lego che puoi scomporre e ricomporre, se il tutto può essere messo su carta e insegnato a chi avrebbe bisogno di trovare il bandolo della propria matassa editoriale. Non lo so, ma mi piacerebbe scoprirlo.

Nel 2022 sono stati pubblicati 86.174 titoli, 236 al giorno. AL GIORNO. Da questo flusso inesauribile nel quale c’è di tutto (dalle guide turistiche al testo universitario, passando per Han Kang) come può emergere uno scrittore alle prime esperienze editoriali? Quanti libri che valeva la pena leggere non abbiamo letto e mai leggeremo a causa di questa bulimia produttiva? In ultimo: quanti libri brutti grazie al marketing sono arrivati sul nostro comodino e a pagina cinque ci hanno gettato nello sconforto più profondo?

A tutte queste domande, ammesso che abbiano un senso, non ho risposta alcuna. C’è la possibilità che chieda lumi direttamente a Gioele.

Secondo me ci saranno sviluppi. Tra qualche settimana ci aggiorniamo.