Gli ultimi due libri che ho letto sono dello stesso autore, Nico Ivaldi, torinese, scrittore e saggista. Li ho trovati molto interessanti e particolari anche se diversi per tema fra loro: “Rol, il prodigioso” e “I portici di Torino”.
Gustavo Rol era una persona della quale avevo tanto sentito parlare al mio arrivo a Torino e ho voluto saperne di più sul personaggio. Nato nel 1903 e morto nel 1994 è stata una delle persone più enigmatiche del secolo scorso. Era un sensitivo con poteri soprannaturali, conosciuto in tutto il mondo. Ivaldi in questo libro parla dei suoi poteri ma soprattutto della sua vita movimentata e sfarzosa ma anche schiva come era Rol; di conseguenza il libro si legge come un romanzo, correlato da molte fotografie. Si legge tutto d’un fiato.
“I portici di Torino” non è una guida ma una scoperta, una esplorazione , un “entrare” nelle viscere della città. Nico ama Torino alla follia e si intuisce facilmente, ma ne parla anche con molta obiettività. Il libro è cosparso di accenni autobiografici interessanti sulla sua gioventù, di racconti, di personaggi eccentrici, di anedotti e di storie all’interno della Storia.
Un libro veramente spassoso dove il lettore va alla ricerca di ciò che conosce, del luogo dove a lui piace andare, ma anche alla scoperta di nuovi posti o nuovi negozi.
Questi due libri opportuni, scritti con penna fluida, sincera, colta ma scorrevole, mi hanno dato una gran voglia di conoscere il personaggio e ho avuto questo piacere durante un firmacopie. Una persona alla mano, simpatica e molto ironica nonché di grande cultura, una bella persona. Ad una mia richiesta di intervista, ha avuto la gentilezza di accettare ed ecco le domande a lui poste:
Ciao Nico e bentornato! Ho saputo che sei appena tornato dal Perù. Cosa ti sei portato nel cuore di questo paese?
“Quando arrivi in un ambiente incontaminato, l’aria frizzante, vivi come se ti dovesse scoppiare il cuore. Ti godi questo momento di pausa e mi sono portato i colori, i sapori, la cucina e la gente.”
Come mai libri cosi diversi fra loro? Dai manicomi torinesi a Rol, passando per I portici? C’è un fil rouge che li accomuna?
“Si, il fil rouge è Torino che l’attraversa in tutte le sue manifestazioni. Sono come Woody Allen, non riesco a fare niente e a scrivere niente senza Torino perché la conosco, la giro, la amo. Per me è sempre nuova. Bisogna avere l’occhio pronto a cogliere le diversità, non la conosci mai abbastanza.”
Ho letto i portici divorandolo, non vedevo l’ora ogni volta, da torinese adottata, di trovare i luoghi che mi piacciono di più, le persone che ho conosciuto o dove sono stata…Come mai questa esigenza di scrivere un libro del genere?
“Perché ne sono debitore. I portici non li ho mai osservati abbastanza, cercando di ricevere delle spinte dalla storia. Una esigenza dunque descrittiva, una cosa sentimentale. Le ricerche sono andate avanti per due anni ed è stato un viaggio emozionante.”
Hai un posto dell’anima?
“New York! Ma ce ne sono tanti, potrei dire Ceresole per le montagne, il silenzio e il lago ma New york mi emoziona, è il termometro del mondo, si modifica ogni volta che vado, una città piena di odori e profumi quasi famigliari”.
Per te scrivere è un punto d’arrivo o di partenza?
“Scrivere è una esigenza di vita. Ha migliorato la mia vita e mi ha aiutato a superare tanti momenti brutti. Non si arriva mai veramente. L’importante è non annoiarsi, imparare, portare delle emozioni…”.
L’intervista è finita ma si continua allegramente la piacevolissima chiaccherata e dunque grazie a te Nico per le emozioni che hai saputo trasmettere, sei riuscito perfettamente nel tuo intento e questa intervista ne è la prova, cosi come la lettura appassionante dei tuoi libri. Continua cosi e buona vita.
Rose Marie Boscolo
la foto è del settimanale La Valsusa