IL GIARDINO CHE CURA

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Ero dubbioso, soprattutto perchè non ho il pollice verde. Al massimo distinguo la margherita da una rosa, la collina da una montagna, un pino da un cipresso. Fatico a collegare correttamente frutta, verdura e stagioni. Il cavolo è invernale, questa la so, la pesca no. Non mi spingo oltre. Pensavo sarebbe stata una lettura ostica al limite dell’impossibile.

Invece il libro di Monica Botta, architetto paesaggista, Caro giardino, prenditi cura di me. Delicate storie di vita e di ben-essere nella natura è stata una vera sorpresa.

Innanzitutto ho finalmente dato un senso al binomio orto-giardino, l’ho compreso sotto una luce nuova: quella della cura. Nel mio immaginario il giardino, se bello e curato, è luogo chiuso, privato, museo a cielo aperto dove è vietato fare tutto ciò per cui un bipede è nato. L’orto, dal canto sui, è il fazzoletto di terra che il nonno coltiva per passare il tempo e raccontare ai nipoti che i pomodori sono appena raccolti e che la differenza si sente.

Monica Botta mi ha accompagnato fuori dai luoghi comuni nei quali mi ero serrato e mi ha raccontato di come uno spazio verde, sia esso un giardino o un orto, disegnati all’interno di un’ospedale, una RSA, un centro di accoglienza, una scuola, aiutano (non “possono aiutare”, ma davvero aiutano) le persone a stare meglio, a favorire la guarigione, a trascorrere il tempo che rimane con una qualità nuova.

Non è wellness da SPA è ben-essere, è prendersi cura di sé in uno spazio verde appositamente pensato. La differenza è sostanziale.

Per questo vi invito a leggere “Caro giardino, prenditi cura di me” e qualora aveste voglie e tempo e foste in zona, domenica 31 luglio, a Piossasco, nella splendida cornice di Casa Lajolo, alle 18 presenterò, insieme all’autrice, il libro.